Un libro inedito, scritto in lingua italiana ed arricchito da un significativo corredo fotografico, pubblicato per la prima volta in Italia da Bonfirraro editore.
Un excursus storico sulle famose gesta dell’Ordine dalle origini in Terra Santa agli insediamenti a Cipro e a Rodi, al più che bisecolare governo dell’arcipelago maltese, fino alla sede attuale di Roma.
ROMA – Un grande intellettuale, scomparso nel 2011 a soli 66 anni, Frans Sammut, uno dei più importanti scrittori maltesi, pluripremiato a livello internazionale e conosciuto per il suo best seller Il-Gaġġa (La Gabbia) del 1971, giunto già alla sua quinta edizione, ispiratore dell’omonimo film diretto da Mario Philip Azzopar.
Il libro – Adesso la sua firma, a quattro anni dalla morte avvenuta prematuramente per un male incurabile, ritorna sulle scene editoriali con un libro inedito, pensato e scritto interamente in italiano, dal titolo “I Giovanniti – La storia dei Cavalieri di Malta” (Bonfirraro editore), e incentrato su uno dei più importanti e valorosi ordini cavallereschi della Cristianità. Il libro narra le vicende dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni dalle sue origini, nel Regno Latino di Gerusalemme, fino ai giorni nostri quando ha preso la forma del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Un ricco compendio di carattere storico, insomma, corredato da sublimi descrizioni di luoghi e personaggi, che – proposto dal figlio Mark, funzionario del Parlamento Europeo – è stato voluto fortemente dall’editore Salvo Bonfirraro, il quale non ha esitato a pubblicarlo per la prima volta in assoluto in Italia.
«Pubblicare Sammut è stato quasi un dovere morale, per l’ineguagliabile statura dell’autore – ha dichiarato Bonfirraro – oltretutto con lui e con la sua terra siamo legati a doppio filo: il nostro catalogo è arricchito da un libro sul culto di san Filippo d’Agira, che è il santo patrono di Haz-Zebbug, la città natale di Sammut, di cui egli stesso scrisse un’accorata agiografia. Sembra essere stato tutto scritto…»
Perché, d’altronde, se Sammut è un nome roboante nell’isola, estremo lembo di Europa – immediatamente identificato come sinonimo di elevato spessore culturale e umano – in realtà, da una sponda all’altra del Mediterraneo, è strettamente legato anche all’élite culturale italiana, grazie soprattutto al suo impegno didattico – formativo all’Università per Stranieri di Perugia. Non è un caso, infatti, che Paolo Grossi – giudice della Corte Costituzionale e professore ordinario dell’Università di Firenze – firmi la prefazione della nuova opera.
Il recupero della memoria: Frans Sammuth, l’uomo e l’autore
L’autore – Un personaggio che in molti non esitano a definire un monumento della cultura maltese. Tante sono le testimonianze che via via si sono raccolte, da cui emerge il profilo di un grande luminare, studioso, storico, romanziere, drammaturgo, ed estremo difensore del particolare idioma della sua isola: un dialetto arabo su cui si sono innestati numerosi elementi fonetici, morfologici e grammaticali propri delle lingue romanze, e in particolare del siciliano, acquisiti nel corso della storia e soprattutto durante il dominio dei Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni. Così, infatti, il filosofo e giornalista Aleks Farrugia: «Frans amava soprattutto raccontare, raccontava sempre. Anche l’ultima volta che lo vidi, sul letto di morte, dolente, immobile a causa della malattia che lo tormentava, voleva raccontare. Eravamo un gruppo di amici riunitogli attorno. Ci disse: “Il cuore mi duole solamente perché parto sapendo che stanno uccidendo la lingua maltese”. Anche arrivato alla fine del cammino, la lingua maltese era nel suo pensiero. Sul letto di morte ci spiegò. Di nuovo. Nel dettaglio. Con amore. Con quel suo pensiero colto di chi ha studiato e pensato assai. Con l’abilità del maestro che non ha mai smesso di imparare.».
Le testimonianze – Non solo narrativa, allora, ma un impegno profondo profuso in favore della cultura a 360°, a partire dalla ricerca linguistica fino a lambire i confini dell’analisi storiografica tout court. E proprio su quest’ultimo aspetto del poliedrico autore, abbiamo sentito il figlio Mark.
Dr. Sammut, suo padre è conosciuto in Italia e a Malta per la sua penna da romanziere: da dove, secondo lei, è nata la sua passione per la storia?
«Mio nonno Toninu Sammut era amico dello scrittore Ninu Cremona, il quale scrisse la biografia del grande patriota maltese Michelantonio Vassalli. Io sono sicuro che fu Cremona a seminare l’ammirazione e l’amore per Vassalli in mio padre. Questa devozione crebbe, e per capire meglio il pensiero del patriota, mio padre dovette per forza studiare la Storia. Impiegò 25 anni per far suo il retroscena storico della vita di Vassalli, che poi servì da tela sulla quale dipingere la vita di Vassalli nel romanzo Il sogno maltese (1995). Attraverso Vassalli, “scoprì”, per così dire, la Rivoluzione francese, e scrisse un libro per spiegarla, Ir-Rivoluzzjoni Franciza: Il-Grajja u t-Tifsira (La Rivoluzione francese: la storia e il significato) nel 1989, e 8 anni più tardi Bonaparti f’Malta (Bonaparte a Malta), per spiegare chi fosse l’eroe di Vassalli (per l’appunto Bonaparte) che poi divenne anche il nostro eroe familiare: casa nostra è piena di dipinti e litografie di Napoleone, del ginevrino (JJ Rousseau), di Vassalli … e di Pericle, il filosofo preferito di questi grandi del passato».
Ma la sua ricerca storiografica è incessante…
«Sì, quest’intreccio con la storia ebbe poi un risvolto inaspettato: scrisse un libro sul culto di san Filippo d’Agira (il santo patrono del nostro Haz-Zebbug), un libro su san Giorgio Preca (il primo santo maltese), un libro sulla storia di Haz-Zebbug … alla fine della sua vita stava scrivendo un nuovo romanzo storico, sull’abate Vella, il personaggio de Il Consiglio d’Egitto. Ci si stava lavorando da direi 8/9 anni … mi ricordo che aveva visto il film di Silvio Orlandi parecchie volte, e parecchie volte aveva letto il romanzo di Sciascia. Alla memoria di Sciascia dedica la traduzione francese del libro su Bonaparte, Bonaparte a’ Malte, apparso nel 2008, dicendo: “Alla memoria di Leonardo Sciascia, un grande scrittore che si lamentò della sfortuna storica per la quale la Grande Rivoluzione aveva circumnavigato la sua natia Sicilia”».
La ringraziamo per questo omaggio a Sciascia, anche lui strenuo difensore della cultura isolana. Il suo stile e il suo taglio narrativo sono sempre tesi a una lucida comunicazione, esattamente come succede nello scritto di suo padre, di cui colpisce molto la padronanza della lingua italiana, usata in tutte le più complete sfumature. Da dove è nata la volontà di scrivere questo libro nella nostra lingua madre?
«È uno dei soli due libri che mio padre scrisse in italiano. Fui io a chiedergli di scriverli, e mi volle accontentare: capirete bene che per me rappresentano un alto valore sentimentale. L’altro tratta Cagliostro e Malta, e papà offre un’interpretazione originalissima della storia che il “divino” raccontava delle proprie origini maltesi. Spero che anche questo libro possa vedere la luce del sole in un futuro non lontano».
Per riuscire a definire almeno parzialmente il profilo del nostro intellettuale, abbiamo intervistato anche Frank Camilleri, presidente del Consiglio Nazionale del Libro che si dice orgoglioso del fatto che uno dei massimi esponenti della cultura maltese possa essere pubblicato in Italia con un autorevole saggio che getta luce sulle strabilianti e leggendarie radici storiche dell’isola.
Dr. Camilleri, cos’ha significato per voi maltesi l’impegno culturale di Frans Sammut?
«Frans Sammut è annoverato come uno dei massimi esponenti del “Literary Weakening Movement” esploso a Malta tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, cui presero parte alcuni giovani autori emergenti che volevano allontanarsi dai valori della cultura tradizionale e creare un movimento letterario e artistico rivoluzionario che potesse rispecchiare il cambiamento dei tempi.
La fama del nostro crebbe immediatamente grazie al suo romanzo “Il-Gaġġa” (The Cage) che provocò subito una querelle letteraria, perché descriveva la società maltese come antica e claustrofobica. Oggi molti scrittori contemporanei si sono allontanati da quella corrente e hanno sviluppato un nuovo stile, ma indubbiamente Frans Sammut è rimasto un componente essenziale della Storia della Letteratura Maltese».
Cosa rappresenta per la vostra istituzione, il Consiglio Nazionale del Libro, la pubblicazione di questa opera?
«È senza dubbio un onore e fonte di arricchimento per la nostra cultura quando un autore maltese è pubblicato in un’altra lingua e esportato all’estero. La pubblicazione di Bonfirraro non può che renderci fieri dell’instancabile lavoro del nostro autore e costituisce un vero testamento che noi stiamo seguendo attraverso le nostre iniziative e con la presenza dell’opera al Malta Book Festival, dove è riservato un posto d’onore…».
Perché è importante per voi la pubblicazione di questo libro in Italia?
«Il libro farà risuonare il nome di Sammut in un contesto linguistico diverso dal nostro e di grande valore internazionale, come lo è la piazza culturale italiana, cui ci lega una comunanza storico-geografica».
Approdando in una significativa agorà culturale, dunque, la pubblicazione del capolavoro storico di Sammut, nonostante sia stata pensata e scritta in italiano per il pubblico della penisola, inaugurerà così un’osmosi letteraria tra le due terre che si fronteggiano nel Mediterraneo, con l’auspicio che in futuro anche altri autori maltesi possano essere tradotti e conosciuti all’estero.
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